Il Bioprinting non sarà sicuramente il Santo Graal in grado (per ora almeno) di replicare organi ma come evidenziato da un recente studio in Irlanda, alcuni scienziati hanno sviluppato un metodo per stampare nuove ossa impiantabili nel corpo umano. Il progetto, che è stato finanziato dalla Science Foundation Ireland e ospitato presso il Trinity College di Dublino ha lo scopo di porre fine alla necessità di innesti ossei sia da autotrapianto che da donatore.
Esistono infatti milioni di persone ogni anno hanno bisogno di innesti ossei a causa di tumori, fratture complesse, e anche traumi alla testa o problemi dentali dopo la perdita dei denti . Nel nuovo metodo messo a punto da questi ricercatori, i materiali bio-stampati e le cellule staminali del paziente vengono inseriti per via sottocutanea. Nel tempo, l’osso si rigenera e con propri vasi sanguigni, diventa pienamente funzionante di nuovo.
Questo livello del bioprinting viene visto come uno che impatterà in una vasta gamma di applicazioni nella chirurgia da quello della testa, mascella, colonna vertebrale, anca e ginocchio.

Attraverso il bioprinting, viene realizzato un modello cartilagineo rinforzato meccanicamente imitando la geometria di un corpo vertebrale, che una volta impiantato permette lo sviluppo di un organo osseo vascolarizzato . Sono stati utilizzati numerosi bio-inchiostri a base di idrogel dove i ricercatori hanno riprodotto una serie di microcanali ispirati alle reti cartilaginee reali evidenti durante l’accrescimento osseo.

“Si tratta di un nuovo approccio per l’ingegneria dei tessuti e degli organi e siamo molto eccitati .La nostra ricerca offre una reale speranza nel futuro per i pazienti con un trauma osseo complesse o grandi difetti dopo la rimozione di un tumore.” ha detto il professor Daniel Kelly, titolare del progetto
Gli scienziati sottolineano che mentre la bioprinting di organi umani non è ancora a portata di mano, il modello che hanno messo a punto puo’ essere considerato un ‘precursore’, che permette un modo immediato per creare biomateriali di riparazione ossea, utilizzando modelli di cartilagine ‘progettati’ in laboratorio con le cellule staminali.
“Questo approccio bioprinting potrebbe essere utilizzato anche per lo sviluppo della prossima generazione di impianti biologici per ginocchio e per l’anca. La nostra prossima tappa di questo processo sarà quella di puntare al trattamento di grandi difetti ossei e quindi integrare la tecnologia in una nuova strategia per Bioprint per il ginocchio “, ha aggiunto il prof. Kelly.
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