I ricercatori dell’Università di Clemson stanno sviluppando una tecnica per trasformare i rifiuti umani in filamenti di stampa 3D riciclati. Con microorganismi speciali, sia l’urina che l’anidride carbonica esalata potrebbero essere trasformati in materiali utilizzabili per la stampa 3D di pezzi di ricambio, utensili e altri elementi utili. I vantaggi di questa operazione sono chiari: usando i materiali locali trasformandoli in una sostanza stampabile in 3D, gli astronauti potrebbero avviare la stampa 3D di cio che gli occorre direttamente su un altro pianeta o sulla piattaforma spaziale o sulla Luna , senza dover necessariamente portare grandi quantità di materiali con loro risparmiando spazio vitale sul veicolo, riducendo la massa totale e risparmiando enormi quantità di denaro nei costi del carburante.
Secondo questa nuova ricerca di scienziati del gruppo Mark Blenner presso l’Università di Clemson, i rifiuti umani potrebbero presto essere utilizzati come un utile materiale di stampa 3D. dopo una miscelazione con speciali microrganismi, e sia l’urina che l’anidride carbonica esalata possono essere usati per realizzare un materiale stampabile per progetti di viaggio spaziale.
Se gli astronauti devono fare viaggi che durano diversi anni, è fondamentale trovare un modo per riutilizzare e riciclare tutto quello che portano con loro.Blenner e il suo team hanno sviluppato un sistema biologico che comprende una varietà di ceppi del lievito Yarrowia lipolytica che richiedendo azoto e carbonio per crescere, potrebbe essere “alimentato” con i rifiuti organici degli astronauti.
La miscela prodotta potrebbe essere trasformata in polimeri con varie proprietà meccaniche, per i pezzi di ricambio e nuovi strumenti che possono occorrere in una missione a lunga distanza.Inoltre è possibile creare non solo polimeri per la stampa 3D poichè il lievito, con il giusto mix di ingredienti extra, può anche essere usato per produrre sostanze nutritive essenziali come gli acidi grassi omega-3, che sono essenziali per la salute del cuore, dell’occhio e del cervello.
Attualmente, Blenner e gli altri ricercatori possono produrre solo piccole quantità di polimeri stampabili in 3D o sostanze nutritive con il mix di rifiuti e lieviti, ma con più ricerche credono di poter trasformare il progetto in un sistema ad alta produzione che potrebbe essere utilizzato anche sulla Terra e nello spazio.
I ricercatori hanno recentemente presentato i loro risultati alla riunione e all’esposizione nazionale della American Chemical Society. Il progetto è stato finanziato dal programma di sovvenzioni di ricerca spaziale della NASA.
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