Velocità superiore 10 volte e costo a pezzo prodotto dimezzato. Questo in due parole la rivoluzione annunciata da HP al MECSPE di Parma 2017 appena concluso. Presente con un grande stand alla fiera di Parma per la sezione Additive Manufacturing , HP non ha mancato l’occasione di stupire con la sua HP JET FUSION 3D Printing Solution, che offre una modalità del tutto inedita nel mondo della stampa 3D.
Come ci spiega Davide Ferrulli (Enterprise Sale Manager per il 3D Printing di HP) , l’approccio di HP al mondo dell’ Additive Manufacturing è rivoluzionario e sfrutta a pieno il vantaggio competitivo che l’azienda può vantare grazie a decenni di leadership nei sistemi di stampa bidimensionale e propone sul mercato non una semplice stampante 3D ma piuttosto un vero e proprio sistema di stampa trimensionale in grado di realizzare prodotti finiti in piccole serie.
HP Jet Fusion 3D 3200 Printer e Hp Jet Fusion 3D 4200 sono due piattaforme di stampa indirizzate rispettivamente alla prototipazione, e alla produzione di serie limitate in ambienti di produzione (fino a 5000 pezzi,con prezzi e tempi certi, proposta decisamente allettante per tutte quelle aziende che non hanno la possibilità di acquistare in-house apparecchiature di stampaggio plastica ad iniezione).
La tecnologia messa punto da Hp ed è in grado di lavorare a livello di singolo voxel,(unità minima di stampa 3d corrispondente al pixel nella stampa bidimensionale) ed è in grado di gestire materiali con caratteristiche diverse dalla durezza alla flessibilità, dalla resistenza meccanica alla leggerezza.
Con una velocità dichiarata di stampa di 340 milioni di voxel al secondo il claim “10 volte più veloci alla metà del costo” rende bene l’idea sulle potenzialità del sistema
Ogni stampante è costituita da 3 unità distinte: la processing station , la stampante e la build unit.
La prima (processing station ) si occupa di preparare la giusta quantità di materiale e di caricarlo nella Build Unit, in base al file di progetto che contiene le informazioni su materiali, definizione e quanto altro occorra alla corretta gestione del file, mentre la seconda (stampante ) prende in carico la Build Unit, e da inizio alla realizzazione vera e propria del pezzo; una volta terminato, la Build Unit viene di nuovo inserita nella Processing Station dove avvengono in automatico sia il ciclo di raffreddamento che la rimozione ed il recupero del materiale non utilizzato, da riutilizzare nel ciclo successibo. Questo garantisce scarti minimi di materiale e un processo di estrazione dell’oggetto dalla macchina semplice. Una volta ricaricata con il file successivo, la Build Unit può ritornare alla stampante per far ripartire un nuovo ciclo di produzione , e cosi via.
La rivoluzione annunciata è appena all’inizio se si considera il fatto che i laboratori di R&S di HP stanno già lavorando a dei materiali che possono cambiare le loro caratteristiche meccaniche, funzionali, estetiche in fase di stampa , cosa che garantirà in futuro un approccio completamente diverso della produzione industriale, riducendo sensibilmente il numero delle parti che dovranno essere assemblate e velocizzando la produzione vera e propria
Hp fissa il prezzo del suo sistema in una fascia leggermente inferiore rispetto alle stampanti 3d concorrenti di fascia alta come Fortus di Stratasys o Eos e propone una fornitura modulare, flessibile in base alle esigenze dell’industria, che parte dai 150.000 € .
La battaglia commerciale per accaparrarsi il mercato è appena iniziata e c’è da scommettere che ne vedremo delle belle negli anni a venire
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