Dei ricercatori canadesi e una stampante 3D stanno scrivendo la storia medica in Uganda.
La squadra canadese della University of Toronto ha recentemente aiutato una giovane donna ugandese con la prima protesi di gamba stampata in 3d al mondo, completamente funzionale.
“Mi fa sentire orgoglioso … è prestigioso”, dice Ruth Nakaye,ventenne di Kampala che ha ricevuto prima protesi dalla squadra.
Durante una visita di cinque giorni a Kampala in gennaio, i ricercatori hanno utilizzato una stampante 3D per modellare una protesi adattabile al corpo dalla coscia sia per le amputazioni sotto il ginocchio.
Il professor Matt Ratto di Toronto, sta accanto a due arti che rappresentano due epoche tecnologiche: la protesi a sinistra e’ stata prodotta in sei giorni con le tecniche convenzionali mentre l’altro è stato stampato in sole sei ore dal suo team di ricercatori canadesi e protesisti ugandesi.
Matt Ratto dice di credere che questa combinazione sia la prima volta al mondo che un arto stampato possa essere utilizzato al di fuori dei laboratori e ambienti di test.
I ricercatori canadesi stanno lavorando con alcuni protesisti ugandesi per procedere alle sostituzioni degli arti più accessibili e contribuire ad alleviare la carenza di tecnici nei paesi in via di sviluppo.
La tecnologia di stampa 3D ha una serie di vantaggi, rendendo la produzione di protesi più efficiente, risparmiando tempo e denaro per il paziente, cosa molto importante in paesi come Uganda, dove molte persone hanno un reddito limitato.
Consente inoltre ad un piccolo numero di protesisti ugandesi di gestire molti più casi di quanto potrebbero, con il metodo manuale con calco in gesso.
Nakaye, nato senza la gamba sinistra, dice di essere entusiasta di portare a casa la sua nuova protesi, stampata in 3D.
Le protesi gli hanno permesso di fare sport e di frequentare la scuola. Nakaye aveva infatti perso due anni di istruzione primaria, perché mancava di mobilità fino a che un benefattore ha pagato per il suo primo arto artificiale.
Ryan Schmidt utilizza il software 3D, MeshMixer, che ha creato quando era studente di dottorato presso l’Università di Toronto, per poter modellare una protesi che viene poi riprodotta dalla stampante alla sua destra.
Purtroppo, la storia di Nakaye non è rara nel suo paese.
Protesi inaccessibili , perchè troppo care
La maggior parte delle persone con disabilità fisiche, non può accedere protesi a causa dei costi, dice Dolorence Erano, direttore esecutivo della Società Uganda per bambini disabili.
E ‘difficile per molti ugandesi – 38 per cento dei quali vive con meno di 1,25 dollari USA al giorno – pagare almeno 300 dollari, escluse le spese ospedaliere e le spese di viaggio, per una protesi. Inoltre i bambini crescono in media di 2 centimetri l’anno, e in generale hanno bisogno di una nuova protesi piu’ o meno ogni sei mesi . I pazienti e le loro famiglie, spesso hanno bisogno di trascorrere una settimana in un ospedale e fare visite ricorrenti prima di ottenere una nuova protesi, ma in Uganda, dove l’86 per cento della popolazione sopravvive con un’agricoltura di sussistenza, molti non possono permettersi di pagare per protesi o di assentarsi dal lavoro nei loro campi.
Carenza di Competenze
Il problema principale per ugandesi, tuttavia, non è solo il costo della protesi o servizi ospedalieri, dice il prof. Ratto ma la mancanza di pesonale qualificato.
Moses Kaweesa ha trascorso gli ultimi otto anni facendo protesi in gesso, un processo che richiede molto tempo. La nuova tecnologia 3D farà risparmiare tempo e permettergli di aiutare un numero cinque o sei volte superiorie di pazienti ogni settimana.
Anche se si potesse fare una protesi a costo zero ci sono purtroppo troppo pochi tecnici protesici nei paesi in via di sviluppo e studiare per diventare un tecnico ortopedico accreditato o tecnico ortopedico che possa fare protesi richiede almeno tre anni, dice Mosè , che ha studiato per questa specializzazione alla Makerere University di Kampala.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riferisce che nei paesi in via di sviluppo, c’è un deficit di 40.000 tecnici protesici.
Dove le stampanti 3D potrebbe aiutare.
Attualmente, ci vogliono da tre a sei giorni di tempo per utilizzare gesso per creare un calco di un moncone, riempirlo e plasmare una protesi, spiega Abdullah Issa, un protesista locale. Le regolazioni sono spesso necessari, il che significa ancora più lavoro manuale.
“La tecnologia 3D che abbiamo introdotto in Uganda riduce questo lavoro fino a un minimo di sei ore”, dice Ratto.
Ci vogliono solo pochi minuti per fare una scansione 3D di un moncone e utilizzare il software per modellare la protesi. Poi la stampante richiede alcune ore per produrre la presa personalizzato dalla scansione.
Si aggiunge inoltre la precisione, perchè è possibile effettuare regolazioni precise, piuttosto che tirare ad indovinare come facciamo spesso con il metodo manuale.” aggiunge il prof. Ratto
Il progetto ugandese proseguirà nei prossimi sei mesi ma del progetto potrebbero beneficiare anche pazienti in Canada.
“Tutto quello che stiamo imparando attraverso questo progetto potrà essere utilizzato anche nei paesi sviluppati per aiutare a produrre protesi in modo più efficiente e conveniente” conclude il prof. Ratto
Via: http://www.cbc.ca/news/technol…