Techfortrade una organizzazione inglese non-profit e il suo direttore tecnico, Matteo Rogge, stanno collaborando con la comunità hardware open source a Wevolver su un nuovo progetto per trasformare la e-spazzatura di un uomo nella stampante 3D di un altro paese.
Rogge, che utilizza Wevolver come piattaforma per documentare il progetto, si propone di creare un software con la possibilità di prendere i rifiuti elettronici che la società ha creato e utilizzarli per costruire una stampante 3D funzionale per le comunità svantaggiate in tutto il mondo. Il software, chiamato RETR3D, è in grado di creare una stampante 3D funzionale basata su rifiuti elettronici che altrimenti sarebbero dimenticati in discarica . Collaborato con organizzazioni come AB3D (con sede a Kenya) e STIC (con base in Tanzania), il progetto RETR3D si propone di dare a queste comunità sottosviluppate un’opportunità per diventare più tech-savvy, e, quindi, creare posti di lavoro attraverso la stampa 3D.
RETR3D utilizza script Python e FreeCAD per la scansione e generzione di un modello di stampante 3D utilizzando i componenti di rifiuti elttronici, lamiere, e di stampa 3d. Dopo aver inserito le dimensioni di ogni parte accessibile, RETR3D li configura in un design di stampa di funzionamento e le esportazioni che progettare in più file STL. Successivamente RETR3D usa l’integrazione con Plater e Slic3r per organizzare e affettare in layer i file automaticamente. Quello che deve essere fatto da un operatore umano è l’ingresso delle parti e le dimensioni dei rifiuti,dopo di che il software RETR3D completa il resto del processo da sé, creando un design pratico e funzionale.
Progetti simili sono stati implementati con successo in paesi meno abbienti come la Tanzania, che hanno costruito le stampanti 3D da rifiuti elettronici per i loro laboratori di comunità ma quello che distingue RETR3D di Rogge da altri progetti di e-rifiuti può essere spiegato con una versione moderna di un antico proverbio cinese circa la differenza tra dare e insegnare a un uomo a pescare.
Quello che Rogge e Wevolver stanno tentando di realizzare va ben oltre il semplice dare accesso alla comunità per la tecnologia di stampa 3D; Loro infatti insegnano efficacemente a questi paesi come produrre queste stampanti in proprio, utilizzando componenti di provenienza locale che altrimenti andrebbero sprecati.
Rogge ritiene che la stampante RETR3D di techfortrade può diventare altrettanto vitale una parte delle comunità del terzo mondo come il telefono cellulare ha nel recente passato e l’autosufficienza del software RETR3D potrebbe diventare una parte vitale della vita degli imprenditori del terzo mondo, che ora possono utilizzare le proprie risorse e i loro rifiuti locali per costruire un più promettente futuro tecnologico.
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