Roboze One è una stampante 3D frutto del genio italiano, semi-professionale realizzata da una startup barese. Le sue qualità? Prezzo e precisione di lavoro.
Roboze One è una stampante 3D professionale entry-level che costa solo 3.990 euro. L’ha realizzata un’omonima startup barese concentrandosi su un sistema di movimentazione diretto basato su cremagliera e pignone. Il risultato è un margine di precisione di 50 micron, per altro costante nel tempo. La creazione dei layer può arrivare fino ad uno strato di 0,05mm reale.
Abbiamo intervistato Alessio Lorusso, co-fondatore della startup Roboze.
La rubrica è completamente dedicata alle nuove realtà imprenditoriali emergenti, ovviamente legate al mondo della tecnologia e del digitale. Ogni settimana Tom’s Hardware darà visibilità a una startup e il suo fondatore, nella speranza che altri giovani possano trarre ispirazione. E magari qualche business angel o venture capital si metta una mano sul cuore e un’altra al portafogli. Scrivetemi a [email protected]
Perché a 50 anni dalla morte di John Fitzgerald Kennedy c’è una frase del discorso del suo insediamento che è ancora carica valore e forza propulsiva. “Non chiedete che cosa il vostro paese può fare per voi, ma cosa voi potete fare per il vostro paese”.
Pronti. Partenza. Via!
Presentati
Ciao sono Alessio Lorusso. 24 anni. A scuola non sono mai andato bene, quelle volte in cui ci andavo. Volevano facessi il ragioniere. Non faceva per me. Preferivo studiare e capire ciò che veramente m’interessava. Studiavo l’elettronica applicata alle macchine, la meccanica, la robotica . Mi piaceva capire il reale funzionamento delle cose, arrivando sino a studiarne la fisica alla base. Quando vidi per la prima volta una stampante3D a 17 anni, ne rimasi folgorato.
Avevo trovato qualcosa che univa in un solo prodotto tutte le mie grandi passioni e che mi faceva continuamente pensare agli incredibili sviluppi futuri che quella tecnologia avrebbe avuto nella vita di tutti noi. Fu amore a prima vista.
Di quel prodotto volevo conoscere tutto. Dalla logica generale fino ai minimi dettagli. Per fare questo c’era solo un modo. Assemblarne qualcuna. È quello che feci. Nei 5 anni successivi ne costruì diverse, partendo dalla prima Rep Rap. Era un mondo incredibile. E oggi a volte rimango ancora estasiato.
Ovviamente nel frattempo lavoravo nell’azienda di ricambi per auto a conduzione familiare e non avendo molte spese mettevo da parte i risparmi.

Presenta la tua startup
Due anni fa però decisi di far diventare la mia passione, una startup. L’obiettivo era progettare e produrre la migliore stampante3D Prosumer. Volevo creare una stampante3D Professionale, ma ad un prezzo accessibile. Tutte le stampanti fino ad allora provate non mi soddisfacevano. Mancavano di qualità dei componenti, avevano basse risoluzioni , erano prive di design.
È qui che è nata l’idea di progettare Roboze One. Certo oggi dopo due anni di intensa progettazione e duro lavoro, siamo finalmente pronti per uscire sul mercato con il nostro prodotto, ma non è stato assolutamente facile arrivare sino a qui.

Roboze One si propone sul mercato come entry level delle stampanti 3D professionali. Sin dalla sua fase di concept è stata progettata per offrire a professionisti e PMI una macchina ad alte prestazione ma ad un prezzo accessibile (3.990,00 euro Iva inc).
Quel che ne è venuto fuori è una macchina stabile, precisa, dal design accattivante e con prestazioni pari alle stampanti 3D professionali ma dal costo di più di un decimo inferiore.
Questo è stato possibile anche grazie alla creazione di un sistema di movimentazione brevettato degli assi X e Y del tutto rivoluzionario nel mondo delle stampanti 3D. Non utilizziamo come tutti gli altri un sistema di movimentazione indiretto come le cinghie, ma un sistema di movimentazione tipicamente diretto come la cremagliera e il pignone.
Cosa comporta questo? Che il rapporto di trasmissione e la tolleranza di lavoro è garantita e dettata dai denti del pignone, in 50 micron.
Un sistema di movimentazione tipicamente indiretto come le cinghie, a causa della sua natura non potrà mai garantire una precisione di posizionamento di 50 micron o in qualsiasi altra misura che sia costante e sicura nel tempo, poichè la stessa cinghia è soggetta a dilatazione e contrazione (essendo essa in gomma e tirata da un tendicinghia).
Inoltre nel rapporto di trasmissione indiretto, c’è sempre da calcolare un DELTA di trasmissione ampio tra forza applicata e riscontrata, in quanto la forza applicata (in questo caso gli stepper del motore) prima di arrivare al punto dove ci sarà la sua manifestazione ( i carrelli X e Y nel nostro caso), passerà da una serie di organi di trasmissione ( nel caso delle cinghie, da pulegge, tendicinghie e altro) e quindi perderà parte della forza applicata.
In parole povere, i nostri 50 micron sono dettati dal rapporto di tolleranza definito e “costretto” dai denti della cremagliera e pignone in acciao temprato. Non si scappa.
Un sistema a cinghia non ha una tolleranza ben definita e costante nel tempo, non l’avrà mai. Il sistema di movimentazione ideato rappresenta una nuova invenzione su macchine per la prototipazione rapida, motivo per il quale è stato riconosciuto un brevetto internazionale.
Per quanto concerne Z invece, il componente utilizzato è una vite a ricircolo di sfere elicoidale C7, anch’esso nell’ordine dei 5 centesimi di millimetro.
Pertanto possiamo spingere la creazione dei layer fino ad uno strato di 0,05mm reale con evidenti risultati sulla finitura superficiale degli oggetti prodotti.
Secondo punto di forza è legato alla temperatura dell’estrusore. Quest’ultimo può arrivare fino a 320° il che da la possibilità di poter stampare i propri progetti con un ampio range di materiale, non accontentandosi del solito PLA o ABS. Inoltre col CNR di Catania stiamo sperimentando nuovi tipi di materiali, pratici e funzionali per gli utilizzatori finali, che a breve presenteremo sul mercato.
La più grande difficoltà che hai incontrato nello sviluppo del tuo progetto
In questi due anni e ancora oggi sono tanti gli ostacoli che s’incontrano: culturali da parte chi crede che avresti fatto meglio a tenerti il posto nell’azienda di famiglia invece che buttarti nel vuoto; economici per reperire a fatica le risorse necessarie all’attività; burocratici perché ogni giorno ci sono carte da firmare e documenti da inviare con scadenze da “ultimatum alla terra”.
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